Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore
La basilica santuario del Carmine Maggiore è una delle più grandi basiliche di Napoli. Risalente al XIII secolo, è oggi un esempio pregevole del barocco napoletano; si erge in piazza del Carmine a Napoli, in quella che un tempo formava un tutt’uno con la piazza del Mercato, teatro dei più importanti avvenimenti della storia napoletana. Il popolo napoletano ha l’abitudine di usare l’esclamazione “Mamma d’o Carmene”, proprio per indicare lo stretto legame con la Madonna Bruna.
Origini
La tradizione racconta che alcuni monaci, fuggendo dalla persecuzione dei saraceni in Palestina, venendo in Napoli, portarono un’immagine della Madonna Glicofilusa da essi venerata sul monte Carmelo, culla del loro ordine. Vi era in Napoli, presso la marina fuori dalla città, una piccola cappella dedicata a san Nicola che fu concessa ai monaci, che da allora vi s’insediarono e collocarono l’immagine della Madonna in un luogo detto “la grotticella”.
Ma il primo documento storico della presenza dei carmelitani a Napoli si ha nel 1268, quando i cronisti del tempo descrivono il luogo del supplizio di Corradino di Svevia nella piazza antistante la chiesa di Santa Maria del Carmine.
In realtà, l’icona della Vergine Bruna (per il colore della pelle) sembra opera di scuola toscana del XIII secolo. È una tavola rettangolare, alta un metro e larga 80 centimetri. L’immagine è del tipo detto “della tenerezza”, in cui i volti della Madre e del Figlio sono accostati in espressione di dolce intimità (modello bizantino della Madonna Glykophilousa). Come in ogni icona ne possiamo leggere un messaggio:
• le aureole dorate e il fondo dell’icona, anch’esso dorato (l’oro simboleggia il colore del sole), indicano la santità della Madre e del Figlio;
• il colore azzurro-verde (colore dell’acqua marina, simbolo della fertilità) del manto della Madonna ricorda il valore della sua maternità divina;
• il colore rosso (simbolo dell’amore) della tunica sotto il manto e della quale una parte copre il bambino, indica il forte amore che unisce la Madre al Figlio;
• la stella con coda pendula del manto è segno della sua verginità;
• la tunica color pelle di pecora del bambino ci ricorda che egli è l’Agnello di Dio;
• la mano sinistra della Madonna, che stringe in braccio il Figlio è segno di tenerezza. La mano destra, in risposta alla supplica: “Mostraci il frutto del tuo grembo, Gesù…”, indica: “Ecco la via, la verità e la vita”;
• I volti della Madre e del Bambino sono accostati in espressione di tenerezza.
Il miracolo del crocifisso
Il miracolo del crocifisso è legato alla lotta, nel secolo XV, tra gli Angioini e gli Aragonesi, per il dominio di Napoli. Già dominava in Napoli Renato d’Angiò, il quale aveva collocato le sue artiglierie sul campanile del Carmine, trasformandolo in vera fortezza, quando Alfonso V d’Aragona assediò la città, ponendo l’accampamento sulle rive del Sebeto, nelle vicinanze dell’attuale borgo Loreto.
Secondo la tradizione, il 17 ottobre 1439 l’infante Pietro di Aragona fece dar fuoco a una grossa bombarda detta la Messinese, la cui grossissima palla (ancora conservata nella cripta della chiesa), sfondò l’abside della chiesa e andò in direzione del capo del crocifisso che, per evitare il colpo, abbassò la testa sulla spalla destra, senza subire alcuna frattura. Il giorno seguente, mentre l’infante Pietro dava di nuovo ordine di azionare la Messinese, un colpo partito dal campanile, dalla bombarda chiamata la Pazza, gli troncò il capo.
Re Alfonso tolse allora l’assedio, ma quando, ritornato all’assalto nel 1442, il 2 giugno entrò trionfalmente in città, il suo primo pensiero fu di recarsi al Carmine per venerare il crocifisso e, per riparare l’atto insano del defunto fratello, fece costruire un sontuoso tabernacolo. Questo però, compiuto dopo la morte del re, accolse la miracolosa immagine il 26 dicembre del 1459. Da allora, l’immagine viene svelata il 26 dicembre di ogni anno e resta visibile al gran concorso di fedeli per otto giorni, fino al 2 gennaio. La stessa cerimonia si ripete nel primo sabato di Quaresima per ricordare l’avvenimento del 1676, in cui Napoli fu risparmiata da una terribile tempesta, sedata secondo la leggenda popolare dall’intercessione del crocifisso svelato in via eccezionale per l’occasione nefasta. Ai danni subiti dal complesso nel 1439 deve ricollegarsi la spesa di 300 ducati fatta da Cristoforo Caetani, conte di Fondi, per la sistemazione del dormitorio del convento. Tra il 1467 e il 1473 il figlio del conte Cristoforo, Onorato II Gaetani d’Aragona erogò 4.000 ducati per lavori che riguardarono il presbiterio della chiesa, danneggiato dal terremoto del 1456, e forse anche la grotta sottostante all’altar maggiore, dove allora si trovava la “cona” marmorea che proteggeva il dipinto della Madonna Bruna.
1. Basilica santuario di maria santissima del carmine maggiore
2. Basilica santuario di maria santissima del carmine maggiore
Basilica Sanctuary of the Most Holy Mary of carmine maggiore
basilika-heilgtum von maria santissima del carmine maggiore
Basilica Santuario del Carmine Maria Maggiore

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info e Accessibilità
Piazza del Carmine, 2, 80142 Napoli NA
081201196
Ingresso accessibile in sedia a rotelle
Parcheggio accessibile in sedia a rotelle
orari apertura e chiusura
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| Martedì | 07:00 | 19:30 |
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